Cognitive computing: la nuova informatica
Nel giro di qualche anno gli oggetti connessi dell’Internet of Things produrranno l’80% di tutti i dati del mondo. Per analizzare e utilizzare una simile mole di informazioni non bastano più nemmeno i supercomputer ma occorrono sistemi informatici di nuova concezione. Ecco come funzionano:
Secondo le stime di Gartner alla fine del 2015 gli oggetti connessi a Internet erano più di 5 miliardi: smartphone, bracciali per il fitness, autovetture, piccoli elettrodomestici, dispositivi per l’automazione industriale e domestica, sensori di ogni tipo. Ciascuno di questi oggetti raccoglie, analizza e distribuisce un’enorme quantità di dati: biometrici, ambientali, sanitari, meteorologici…
In questi dati, e nelle informazioni che la loro elaborazione e aggregazione può fornire, è racchiuso il vero valore dell’Internet of Things.
LA MAGIA DEI DATI. I veicoli connessi, per esempio, scambiando tra loro e con l’infrastruttura stradale le informazioni sul traffico potrebbero contribuire alla fluidità e alla sicurezza della circolazione.
Gli automobilisti potrebbero ricevere le segnalazioni relative a ingorghi e rallentamenti con congruo anticipo, mentre i display delle vetture e la segnaletica informativa potrebbero attivamente indicare percorsi alternativi più scorrevoli.
In maniera analoga il continuo dialogo tra contatori intelligenti e apparecchi elettrici potrebbe ottimizzare i flussi di corrente in modo da evitare sovraccarichi e incanalare l’energia laddove il fabbisogno è più elevato.
Ad oggi solo il 10% dei dati raccolti dai dispositivi dell’Internet of Things viene effettivamente utilizzato: il resto va praticamente perduto.
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